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Confronto tra le definizioni di realizzazione del Sé date da Assagioli e da Firman&Gila
Di Kenneth Sorensen. Questo articolo è il sesto capitolo del mio libro inedito: Two Versions of Psychosynthesis: A Comparison of Assagioli and Firman and Gila, che sarà pubblicato 2021.
INTRODUZIONE
Sono passati 25 anni da quando John Firman pubblicò il suo articolo A Suggested Change in the Egg Diagram nel numero di ottobre 1995 del The Italian Journal of Psychosynthesis. Da allora c’è stato uno scarso dibattito pubblico sulla revisione della psicosintesi operata da lui e da Ann Gila, anche se tale revisione ha segnato una rottura radicale rispetto alle idee fondamentali di Assagioli. Ebbene, nell’aprile di quest’anno ho deciso che era giunto il momento di andare fino in fondo a questa questione e quindi ho iniziato a scrivere il mio prossimo libro Two Versions of Psychosynthesis, che sarà pubblicato all’inizio del 2021. Nel frattempo ne presento un’anteprima: il sesto capitolo del libro, che esamina il concetto di realizzazione del Sé.
Firman e Gila hanno dichiarato d’aver rivisto la teoria di Assagioli al fine di chiarire una certa confusione esistente nel suo pensiero. Firman e Gila affermano che la loro revisione del tema della realizzazione del Sé “presenta il Sé e la Sua realizzazione in maggiore accordo con la visione di Assagioli e con l’esperienza osservata” (Firman, 1996: 1). La mia opinione, al contrario, è che siano Firman e Gila a generare confusione, col rifiutare, travisare e cambiare le idee fondamentali di Assagioli non solo in relazione alla realizzazione del Sé, ma anche quando si tratta della comprensione dell’ “Io”, dei tre livelli del diagramma dell’Ovoide e di molti altri punti essenziali, che saranno tutti trattati nel mio libro.
Nella psicosintesi non vi sono dogmi – chiunque può cambiare qualsiasi cosa – ma quello che mi lascia perplesso è l’affermazione di Firman e Gila che essi stiano semplicemente affinando il pensiero originale di Assagioli, mentre io credo che abbiano di fatto creato confusione riguardo ai concetti fondamentali della psicosintesi, così come sono stati formulati da Assagioli.
Spero vivamente che il mio prossimo libro contribuisca a un dibattito onesto basato sui fatti, sul rispetto e su di uno sforzo reciproco per chiarire le differenze tra la versione della psicosintesi di Assagioli e quella di Firman e Gila.
Nel capitolo che segue conto di dimostrare che Firman e Gila si sono distaccati dal pensiero centrale di Assagioli e hanno creato una teoria completamente nuova della psicosintesi in cui:
- Non esiste un Sé transpersonale (o anima);
- Tra l’ “Io” e il Sé, o Dio, non è possibile l’unificazione ma soltanto una relazione;
- Non vi sono stadi di sviluppo che ascendano naturalmente verso l’illuminazione.
Ciò che mi lascia davvero perplesso è la riluttanza di Firman e Gila ad ammettere apertamente di non credere nell’anima, che Assagioli chiama Sé Transpersonale. In molti dei loro scritti Firman e Gila inducono il lettore a credere d’aver rimosso la stella (il Sé Transpersonale) dalla sommità dell’Ovoide perché il Sé Transpersonale vi è presente in tutti i suoi livelli. Tuttavia la situazione reale è che, alla fine degli anni ’80, Firman e Gila rifiutarono la nozione di Sé Transpersonale (o anima) – che è il settimo concetto fondamentale della psicosintesi, secondo Assagioli – e formularono piuttosto un teoria basata sull’idea di una connessione Io–Sé, laddove il Sé è un termine che per loro designa Dio. Sarebbe stato utile se la comunità della psicosintesi avesse saputo fin dall’inizio che questo è ciò che stavano facendo (vedere il resoconto di Ann Gila su come e quando sono giunti alla conclusione che non esiste un Sé Superiore in: 2015, Dec. AAP–Journal).
Nel presentare questo lavoro, non sto cercando di dimostrare che la versione della psicosintesi di Assagioli sia migliore di quella di Firman e Gila; mentre infatti mi sento più in linea con la versione di Assagioli, sono consapevole che altri non lo sono e questo non mi crea problemi. Piuttosto, ciò che spero di realizzare è un’articolazione precisa della concezione essenziale di Assagioli sulla realizzazione del Sé e il suo confronto con un’equa presentazione della versione di Firman e Gila.
Firman e Gila sono tra gli scrittori più influenti in psicosintesi – anzi, sono tra i pochissimi ad aver avuto libri pubblicati da un editore accademico (SUNY) – quindi una critica del loro lavoro è appropriata. Invero John Firman stesso (1991: 8 – 9) ha incoraggiato i professionisti della psicosintesi a discutere e criticare le idee di altri, scrivendo: “I professionisti al di fuori del campo rimarranno scioccati e perplessi nell’apprendere che dopo quasi 80 anni non v’è in via di stampa quasi nessuna valutazione critica di specifici concetti della psicosintesi! Per esempio sono state pubblicate poche, o addirittura nessuna, contestazione, né ampliamenti di concetti fondamentali come ‘sé personale’; ‘volontà’; ‘Sé’, ‘supercosciente’; o ‘inconscio inferiore’. Questi concetti, assolutamente centrali, da nessuna parte sembrano essere trattati direttamente e in un modo che possa chiarire e ampliare la loro comprensione da parte nostra … Se non v’è un corpus di lavoro condiviso costruito con cura, criticando, correggendo ed elaborando il pensiero originale di Assagioli, potrebbe accadere che la psicosintesi diventi una non–entità astratta”.
Ebbene, sono esattamente le aree elencate in questa citazione, e altre ancora, che il mio libro esaminerà, confrontando il lavoro di Assagioli con quello di Firman e Gila.
Cominciamo con il concetto di realizzazione del Sé e lasciatemi aggiungere che sono molto aperto al feedback. Se pensate che io abbia frainteso qualcosa, fatemelo sapere. Tuttavia, vi prego di basare i vostri commenti sugli scritti degli autori, in modo che possiamo avere un dibattito ricco di ragguagli e fondato su fonti concrete.
A differenza di altri campi della psicologia, le discussioni tra i professionisti della psicosintesi sono quasi assenti e questo mi ha sempre lasciato perplesso. Cosa c’è nella comunità della psicosintesi che ci tiene in bolle isolate, anziché motivarci a celebrare una diversità di opinioni?
Spero che investirete del tempo per assimilare ed esplorare le due versioni della realizzazione del Sé esposte di seguito. Non vedo l’ora di ricevere il vostro feedback.
Buona lettura.
COME FIRMAN & GILA HANNO RIVISTO LA REALIZZAZIONE DEL SÉ
In questo capitolo esamineremo la più nota revisione, da parte di Firman e Gila, della teoria della psicosintesi, ovvero la rimozione della stella – il Sé Transpersonale – dalla sommità del diagramma dell’Ovoide di Assagioli. Una delle molte implicazioni di questa revisione è il rendere evidente come Firman e Gila concepissero la realizzazione del Sé in modo fondamentalmente diverso da Assagioli.
Nella sua monografia del 1996 Self and Self–Realisation, Firman (1996: 1) elenca quattro idee di Assagioli che qualifica come “le ‘intuizioni di base’ ‘oscure’ e ‘confuse’ di Assagioli” e che, in quanto tali, sottoporrebbe a revisione. Le quattro affermazioni di Assagioli che Firman respinge sono:
- Il Sé [Sé Transpersonale] esiste solo nell’inconscio superiore;
- La psicosintesi transpersonale e la realizzazione del Sé sono identiche;
- La realizzazione del Sé implica l’identificazione con il Sé [Transpersonale];
- La realizzazione del Sé è un’esperienza di identificazione priva di contenuti.
I professionisti della psicosintesi che hanno familiarità con il pensiero di Assagioli possono constatare che il rifiuto di queste quattro idee è in realtà un rifiuto dell’essenza della concezione di Assagioli della realizzazione del Sé; quindi l’affermazione di Firman che queste idee confondono l’intuizione di base di Assagioli è davvero strana, e io suggerirei che è Firman, non Assagioli, a creare confusione.
Allora perché Firman ha rimosso la stella? Troviamo molte informazioni in merito nel suo articolo del 1995 A Suggested Change in the Egg Diagram. In questo articolo ci viene detto che l’originale diagramma dell’Ovoide di Assagioli “confonde l’intuizione di Assagioli che il Sé è trascendente rispetto a ogni contenuto e processo … anche il supercosciente” (Firman, 1995: 1); ci viene anche detto che il diagramma dell’Ovoide è “confusivo nel rappresentare 1) la comprensione dell’essere umano da parte di Assagioli e 2) l’esperienza che molti clienti, studenti e professionisti hanno potuto osservare” (Firman, 1995: 1).
Iniziamo dunque con l’esplorare ulteriormente le obiezioni di Firman, esaminando più da vicino le quattro idee di Assagioli che secondo Firman sono sbagliate o confuse. Per prima cosa introdurrò le quattro idee, poi esaminerò più da vicino ogni punto.
Nel leggere questo capitolo tenete per favore presente che, ogni volta che Firman e Gila parlano del Sé, in realtà si riferiscono sempre a Dio – in quanto essi rifiutano la nozione di Sé Transpersonale – ma la maggior parte delle volte non esplicitano questo cambiamento di significato ai lettori (vedere la nota [i] alla fine). Tuttavia, in alcune delle loro opere, Firman e Gila affermano che stanno usando il termine Sé come abbreviazione di Sé Transpersonale o Sé Superiore, quindi userò anch’io il termine Sé Transpersonale quando parlano del Sé. Quando cito Assagioli, si noterà che egli a volte parla del Sé, a volte del Sé Transpersonale, intendendo comunque la stessa cosa; infatti quando Assagioli parla di Dio usa tipicamente la parola Dio, che talvolta chiama anche Sé Universale.
PRIMO PROBLEMA: IL SÉ ESISTE SOLO NELL’INCONSCIO SUPERIORE?
Nel sostenere che il diagramma dell’Ovoide “confonde” la visione di Assagioli della natura trascendente del Sé Transpersonale e la sua comprensione dell’essere umano, Firman implica chiaramente che Assagioli non capisca il proprio stesso diagramma.
Di fatto il diagramma dell’Ovoide è problematico per Firman poiché raffigura il Sé Transpersonale al culmine, a suggerire che, per connettersi con Esso, l’ “Io” deve salire fino alla vetta del supercosciente. Questo è un concetto che contraddice l’esperienza di Firman e di molti suoi clienti e colleghi, i quali affermavano d’aver incontrato il Sé Transpersonale mentre erano impegnati in attività ordinarie (cioè mentre operavano sull’inconscio medio) o mentre lavoravano su dei traumi (cioè sull’inconscio inferiore). Per questo motivo Firman suggerisce che il Sé Transpersonale è presente in tutti i livelli di coscienza – superiore, medio e inferiore – e non solo al livello superiore; quindi Firman afferma che la posizione del Sé Transpersonale nella parte superiore del diagramma dell’Ovoide travisa la realtà.
In linea con questa prospettiva, Firman suggerisce cambiamenti fondamentali nella concezione della realizzazione del Sé da parte di Assagioli, laddove (1995: 1) scrive che “la realizzazione del Sé non comporta il lavorare su problemi dell’inconscio inferiore per poi spostarsi nell’inconscio superiore, come è implicito nell’iniziale diagramma [Ovoide]”. Qui Firman contesta la teoria dello sviluppo della psicosintesi (vedi il mio The Development Theory of Psychosynthesis ). Firman (1996: 10) prosegue suggerendo che l’essenza della realizzazione del Sé consiste nel creare una relazione continua con il Sé (Dio), ascoltandone la chiamata. Secondo Firman e Gila, questa chiamata del Sé (Dio) può condurre all’inconscio inferiore o superiore; in altre parole, essi rifiutano l’affermazione di Assagioli secondo cui la realizzazione del Sé implica il risalire la Grande Catena dell’Essere attraverso una serie di naturali fasi di sviluppo. Firman afferma che la teoria evolutiva della realizzazione del Sé di Assagioli non concede al Sé (Dio) di essere attivo nell’inconscio inferiore; Gli lascia invece spazio per essere attivo solo nell’inconscio superiore. Affronteremo questa affermazione errata alla fine di questo capitolo.
Fondamentalmente Firman propone che il Sé Transpersonale possa essere incontrato a tutti i livelli della psiche, per esempio durante l’esplorazione dell’infanzia nell’inconscio inferiore, o mentre si intraprendono le routine quotidiane nell’ambito dell’inconscio medio, o durante un’esperienza delle vette. Per spiegare questo cambiamento della tradizionale teoria della psicosintesi, Firman introduce il concetto di trascendenza–immanenza, che afferma essere il Sé Transpersonale completamente trascendente o distinto da qualsiasi contenuto della psiche, inclusi quelli del supercosciente; di conseguenza per Firman non è appropriato situare il Sé Transpersonale solo nel supercosciente, come se fosse un essere supercosciente: egli infatti non lo considera tale. Queste idee di Firman sono in diretta opposizione al pensiero di Assagioli, eppure Firman (1995: 2) afferma che il suo pensiero riflette “il nucleo della concezione del Sé da parte di Assagioli”. Firman sostiene cioè che il Sé (Dio) è anche immanente e quindi completamente presente in tutti i livelli del diagramma dell’Ovoide, concezione questa che non troviamo nell’opera di Assagioli. In realtà, come vedremo, le radiazioni e le energie del Sé Transpersonale possono essere presenti in tutti i livelli, ma non il Sé Transpersonale in sé – Il Sé nella sua pura Essenza.
Quindi, nonostante Firman affermi di parlare in nome di Assagioli, in realtà abbiamo a che fare con due concezioni diverse.
L’originale diagramma dell’Ovoide di Assagioli è problematico per Firman e Gila perché non corrobora la loro filosofia di trascendenza–immanenza; si comprende come essi dovessero rimuovere la stella, in modo che l’Ovoide corrispondesse meglio alla loro idea che il Sé è completamente presente in tutti i livelli dell’inconscio.
Accrescendo questa confusione, nel suo articolo del 1995 Firman non palesa il suo rifiuto della nozione di un Sé Superiore, il che è fonte di sconcerto per i lettori e non utile per la comunità della psicosintesi.
SECONDO PROBLEMA: LA PSICOSINTESI TRANSPERSONALE È IDENTICA ALLA REALIZZAZIONE DEL SÈ?
Firman (1995: 3) suggerisce che dovrebbero essere apportate delle modifiche alla concezione di Assagioli del processo di realizzazione del Sé, spiegando che l’originale diagramma dell’Ovoide di Assagioli:
“… tende a confondere la psicosintesi transpersonale (o psicosintesi spirituale) con la realizzazione del Sé. Sebbene Assagioli sia abbastanza chiaro nel distinguere la realizzazione del Sé dai contenuti e dalle energie transpersonali, il diagramma … può confondere questa distinzione”.
Qui Firman sostiene che Assagioli considera il processo di realizzazione del Sé distinto dalla psicosintesi transpersonale. Ma questo non è corretto, perché Assagioli considera la psicosintesi transpersonale uno stadio specifico, anche se non completo, del processo di realizzazione del Sé. Come vedremo, Assagioli propone che la realizzazione del Sé sia un processo in tre fasi. La fase uno è quella in cui l’Io esplora i contenuti supercoscienti e ne integra le qualità nella personalità come parte del percorso verso il Sé Transpersonale; questa è chiamata da Assagioli psicosintesi transpersonale. La fase due è quella in cui l’Io si ridesta a se stesso come Sé transpersonale, che è il momento di unificazione tra Io e Sé transpersonale. La fase tre è quella in cui una persona identificata nel Sé Transpersonale, o anima, diventa tutt’uno con Dio, o Sé universale. Nell’affermare che la psicosintesi transpersonale non fa parte del processo di realizzazione del Sé, Firman e Gila creano confusione.
TERZO PROBLEMA: LA REALIZZAZIONE DEL SÉ IMPLICA L’IDENTIFICAZIONE CON IL SÉ TRANSPERSONALE?
Discuteremo di come Assagioli definisce l’identificazione con il Sé Transpersonale più avanti in questo capitolo; per ora basti dire che è un risveglio alla coscienza universale, nel quale la sensazione di essere separati dal mondo è trascesa. Assagioli definisce teoricamente questo processo come l’ascesa dell’Io al livello supercosciente, dove si unisce al Sé Transpersonale.
Firman rifiuta questa identificazione con il Sé Transpersonale, sostenendo piuttosto che un’interpretazione più accurata degli scritti di Assagioli è che la realizzazione del Sé consiste essenzialmente nel seguire la chiamata del Sé (Dio), e che questa chiamata può coinvolgere qualsiasi parte dell’inconscio – inferiore, medio o superiore; di conseguenza Firman (1996: 27) scrive che “la realizzazione del Sé non consiste nel cercare particolari esperienze di unità o di illuminazione”. In verità Assagioli concorderebbe pure con Firman (1995: 4) sul fatto che la realizzazione del Sé può coinvolgere qualsiasi aspetto dell’inconscio e che essa è una “relazione continua tra ‘Io’ e ‘Sé’ “. Tuttavia poi se ne discosterebbe, precisando che la relazione tra l’ “Io” e il Sé Transpersonale è solo una fase temporanea in un processo che porta alla loro unificazione finale.
Firman crede che possiamo avere un’esperienza diretta del Sé (Dio) anche nella nostra vita quotidiana – vale a dire, in qualsiasi momento della giornata – e che non è affatto obbligatorio avere un’esperienza delle vette come quelle che possono essere raggiunte durante la meditazione. Firman (1995: 1) spiega:
“Sfortunatamente, [il diagramma dell’Ovoide di Assagioli] implica che, per contattare e rispondere al Sé, bisogna prendere le distanze dalle pianure e dalle profondità dell’esperienza umana e raggiungerne le vette”.
Per usare la terminologia di Firman, la domanda è: “qual’è la differenza tra l’essere in ‘contatto’ con il Sé Transpersonale e il diventare uno con esso?” Questo è ciò che dobbiamo approfondire.
Per Firman e Gila, tra “Io” e Sé (Dio) ci può essere soltanto una relazione, perché la natura essenziale dell’ “Io” è diversa da quella di Dio; ma non è questa l’interpretazione di Assagioli. Possiamo quindi vedere che Firman e Gila stanno affermando che esiste una dualità tra “Io” e Sé (Dio), qualcosa che non troviamo nella psicosintesi di Assagioli.
QUARTO PROBLEMA: LA REALIZZAZIONE DEL SÉ È UN’ESPERIENZA DI IDENTIFICAZIONE PRIVA DI CONTENUTI?
Firman e Gila rifiutano l’affermazione di Assagioli che la realizzazione del Sé – l’esperienza dell’Io che diventa uno con il Sé Transpersonale – è un’esperienza di identificazione priva di contenuti e che l’esperienza del Sé Transpersonale fa provare una sensazione di coscienza universale. Indagheremo più avanti in che modo Assagioli differisce da Firman e Gila su questo punto.
Oltre alle quattro questioni appena discusse, ma collegata alle medesime, abbiamo l’affermazione di Firman (1995: 1), già citata, che l’originale diagramma dell’Ovoide di Assagioli, con la stella all’apice, è “confusivo nel rappresentare … la concezione che Assagioli ha dell’essere umano”. Vedremo se questa affermazione può essere vera.
Ancora una volta Firman e Gila non ammettono che i loro punti di vista sono diversi da quelli di Assagioli, ma affermano direttamente o implicitamente che i loro diversi punti di vista sono semplicemente un perfezionamento della concezione di Assagioli; questo invero crea confusione e problemi alla comunità della psicosintesi.
Iniziamo ora ad approfondire le cinque domande sopra delineate:
- Il Sé esiste solo nell’inconscio superiore?
- La psicosintesi transpersonale è identica alla realizzazione del Sé?
- La realizzazione del Sé implica l’identificazione con il Sé Transpersonale?
- La realizzazione del Sé è un’esperienza di identificazione priva di contenuti?
- Davvero il diagramma dell’Ovoide di Assagioli, con la stella in alto, è “confusivo nel rappresentare … la concezione di Assagioli”?
I TRE STADI DELLA REALIZZAZIONE DEL SÉ SECONDO ASSAGIOLI
Firman (1996: 5) afferma che la sua revisione del diagramma dell’Ovoide si basa sulle idee dei libri di Assagioli Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica (1973) e L’Atto di Volontà (1977). Quindi, vediamo come Assagioli definisce la realizzazione del Sé in questi lavori e, nel farlo, approfondiamo anche la seconda domanda: la psicosintesi transpersonale è identica alla realizzazione del Sé? Vi ricordo che Assagioli risponde sì, mentre Firman e Gila rispondono no.
Ne L’Atto di Volontà Assagioli (1977: 93) ci presenta una precisa definizione di psicosintesi personale e di realizzazione del Sé:
“Nella terminologia psicosintetica, l’autorealizzazione corrisponde alla psicosintesi personale. Questa include lo sviluppo e l’armonizzazione di tutte le funzioni e potenzialità umane a tutti i livelli della zona inferiore e della zona intermedia nel diagramma della costituzione psicologica dell’uomo [cioè il diagramma dell’Ovoide]. La realizzazione del Sé, invece, riguarda il terzo livello superiore, quello del supercosciente e concerne la psicosintesi transpersonale o spirituale.
La realizzazione del Sé si divide in tre frasi diverse.
La prima è l’attivazione e l’espressione delle potenzialità che risiedono nel supercosciente e include … vari tipi di trascendenza … Leonardo da Vinci o Goethe sarebbero dei buoni esempi.
La seconda fase della realizzazione del Sé è la percezione diretta del Sé, che culmina nell’unificazione della coscienza del sé personale, o ‘Io’, con quella del Sé transpersonale. Qui si potrebbero nominare coloro che con sacrificio personale hanno lavorato per una causa benefica in qualunque campo. Sono dei buoni esempi quei filantropi attivi che hanno dedicato la vita a una causa: Gandhi, Florence Nightingale, Martin Luther King, Schweitzer. Schweitzer è tipico perché ha rinunciato perfino ad alcuni dei suoi interessi superiori – musica e cultura – per dedicarsi al lavoro umanitario. In termini di volontà, è l’unificazione della volontà personale con la Volontà Transpersonale.
La terza fase della realizzazione del Sé è la comunione del Sé Transpersonale con il Sé Universale. Qui troviamo i più grandi mistici di tutti i tempi e tutti i paesi”.
In questo brano Assagioli chiarisce ogni dubbio su come concepire la realizzazione del Sé. Afferma infatti che la psicosintesi personale implica l’integrazione della personalità attorno all’ “Io” cosciente, vale a dire lo sviluppo di una personalità capace di soddisfare tutti i bisogni personali che coinvolgono l’inconscio inferiore e medio. Assagioli spiega poi che la realizzazione del Sé ha tre fasi: prima la psicosintesi transpersonale, poi l’unificazione dell’Io con il Sé transpersonale e infine la comunione con Dio.
Ne L’Atto di Volontà (1977: 97) Assagioli presenta il Diagramma 1, che possiamo usare per rappresentare i tre stadi della realizzazione del Sé. Ecco come Assagioli illustra il diagramma (1977: 96 –97):
“Nel primo diagramma, la radiazione della ‘stella’ che simboleggia il Sé Transpersonale è diretta quasi completamente all’interno della periferia o area della psiche individuale e indica che l’attenzione del Sé è diretta principalmente verso il sé personale, o ‘Io’, e la sua attività mira a influenzare l’intero uomo irradiando da e attraverso il livello supercosciente [Primo Stadio: psicosintesi transpersonale – KS].
Nel secondo diagramma si vede che l’attenzione e l’attività del Sé sono distribuite uniformemente tra la direzione discendente verso la personalità e la direzione ascendente verso la Realtà trascendente. In questa condizione, ottenuta in e attraverso molti stadi di espansione di coscienza, l’individuo percepisce di partecipare a uno stato universale di Essere, mantenendo allo stesso tempo un senso vivo, e perfino accentuato, dell’identità individuale, di essere pienamente ‘se stesso’ [Secondo Stadio: essere il Sé Transpersonale – KS].
La radiazione della stella nel terzo diagramma indica i più alti stadi di trascendenza, nei quali il senso dell’identità individuale è offuscato e può anche sembrare temporaneamente smarrito. A questo stato sono stati dati vari nomi: samadhi, prajna, satori, estasi, coscienza cosmica, ecc. [Terzo Stadio: unificazione con il Sé Universale – KS]”.
In conclusione possiamo affermare che, secondo Assagioli, la psicosintesi transpersonale è la prima fase del processo di realizzazione del Sé; quindi possiamo concludere anche che Firman e Gila sbagliano nell’affermare che psicosintesi transpersonale e realizzazione del Sé sono processi diversi e che questo fosse anche il punto di vista di Assagioli.
Allora perché Firman e Gila sono così poco chiari in merito a come Assagioli concepisce la realizzazione del Sé? Affermano che il diagramma dell’Ovoide di Assagioli “tende a confondere la psicosintesi transpersonale con la realizzazione del Sé” (Firman, 1995: 3) e che “Assagioli è abbastanza chiaro sul fatto che la realizzazione del Sé è distinta dai contenuti e dalle energie transpersonali” (Firman, 1995: 3). Possiamo invece vedere che Assagioli sostiene chiaramente che la psicosintesi transpersonale è il primo stadio del processo di realizzazione del Sé; da questo punto di vista, l’originale diagramma dell’Ovoide si sposa perfettamente con il modo in cui Assagioli intende la realizzazione del Sé e dunque qui non c’è proprio nessuna confusione: quindi perché Firman e Gila la pensavano diversamente? Forse che Assagioli è stato incoerente nello scrivere della realizzazione del Sé? Vediamo più in profondità come l’ha definita nei suoi due libri.
In Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica Assagioli definisce la realizzazione del Sé come l’obiettivo principale della terza fase (su quattro) della sua teoria clinica. Ecco come Assagioli (1973f: 27) presenta le sue quattro fasi cliniche della psicosintesi:
“Vediamo come [una persona] possa liberarsi dalle sue molteplici schiavitù, come possa conseguire l’armonia interna, acquistare coscienza del suo vero Sé, stabilire giusti rapporti con gli altri … Le grandi tappe per arrivare all’alta meta si possono così riassumere:
- Conoscenza integrale della propria personalità.
- Dominio degli elementi che la compongono.
- Realizzazione del Sé, o almeno scoperta o creazione di un Centro Unificatore.
- Psicosintesi: Formazione o ricostruzione della personalità intorno al nuovo Centro”.
Poco oltre descrive il terzo stadio della sua teoria clinica nei termini seguenti (Assagioli, 1973f: 30):
“Si tratta di espandere la propria coscienza fino ad arrivare a includervi l’Io, il Sé spirituale, a riunire il riflesso alla Sorgente.
Ma questo fatto, che si può esprimere così semplicemente, è in realtà qualcosa di molto grande; è quasi l’inizio di una nuova vita. È un’opera lunga e ardua, che non è da tutti. Però, fra il punto di partenza nella pianura della coscienza ordinaria e l’eccelsa vetta della piena realizzazione del Sé spirituale, vi sono varie tappe intermedie, degli altipiani a diverse altezza, sui quali si può sostare, e anche stabilirsi in modo più o meno permanente, se le forze non consentono, o il volere non presceglie, un’ulteriore ascesa”.
In questa citazione Assagioli sta dicendo che la realizzazione del Sé implica l’unificazione del sé inferiore con il sé superiore, che coincide con la fase due del processo di realizzazione del Sé descritto sopra. Descrive questa unione del sé inferiore e superiore come il “picco splendente della realizzazione del Sé”, che chiaramente implica un movimento verso l’alto: un’ascesa verticale verso il supercosciente. Si noti anche che Assagioli descrive il viaggio verso la realizzazione del Sé in termini di tappe. Altrove egli descrive queste tappe nei termini seguenti (Assagioli, 1965: 113):
“Vi è un solo Sé, ma vi sono livelli di autorealizzazione molto diversi e distinti. Pertanto, tra l’autoidentità del livello di funzionamento ordinario o normale e la piena realizzazione spirituale del Sé, ci sono stadi o livelli intermedi, sempre più ampi, più chiari, più pregnanti”.
Possiamo dire che gli stadi, o livelli, ai quali si riferisce Assagioli sono stadi evolutivi che si sviluppano naturalmente muovendo lungo la Grande Catena dell’Essere – qualcosa che abbiamo visto nel capitolo quattro, dove abbiamo notato che il diagramma dell’Ovoide di Assagioli corrisponde alla gerarchia dei bisogni di Maslow, una teoria evolutiva simile al pensiero di Assagioli, che pure è descritta in termini di fasi. Direi quindi che non c’è confusione su come Assagioli descrisse la realizzazione del Sé nel suo primo libro Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica. È chiaro come Assagioli creda che la realizzazione del Sé avvenga per fasi, anche se non tutti raggiungono la fase finale. Tuttavia, qualunque sia lo stadio in cui si trova una persona, è possibile svilupparlo ulteriormente attraverso l’uso della tecnica del modello ideale, come Assagioli spiega (1973f: 30):
“Le tappe intermedie implicano nuove identificazioni. L’Io che non sa consistere pienamente nel suo più alto Sé, nella sua pura essenza spirituale, deve cercare altri appoggi e connessioni vitali, deve creare o scegliere una ‘immagine’, un ‘modello ideale’ di sé adeguato alle sue forze e alla sua costituzione psichica e che quindi sia attuabile”.
I modelli ideali sono immagini interiori di ciò che potremmo diventare; si può meditare sui modelli ideali e usarli come aiuto per realizzare ed esprimere qualità transpersonali. Questa tecnica è ben nota in psicosintesi e può essere adoperata e adattata a seconda del particolare tipo psicologico del cliente. Di conseguenza i modelli ideali sono utili per acquisire ciò che Assagioli più sopra denomina “nuove identificazioni”: il modello ideale ci aiuta a realizzare il livello successivo nel percorso per diventare il Sé Transpersonale, come parte del processo di realizzazione del Sé.
Dopo aver esaminato le relative prove, possiamo rispondere alla domanda numero due: la psicosintesi transpersonale è identica alla realizzazione del Sé? Ritengo concludere con certezza che lo è, e che Firman e Gila non sono corretti nell’affermare che la psicosintesi transpersonale è differente dalla realizzazione del Sé. L’opinione ben diversa di Assagioli è che la psicosintesi transpersonale è la prima fase del processo di realizzazione del Sé.
L’ “IO” E IL SÉ TRANSPERSONALE: UNIFICAZIONE O RELAZIONE?
Esaminiamo ora l’affermazione di Firman e Gila secondo la quale l’essenza della realizzazione del Sé è la relazione tra l’ “Io” e il Sé (Dio); in questo modo valutiamo la domanda numero tre: la realizzazione del Sé implica l’identificazione con il Sé Transpersonale?
Nell’affermazione di Firman e Gila è fondamentale il rifiuto del Sé Transpersonale, che è parte della teoria di Assagioli: infatti secondo loro non si può parlare di anima, ma solo della possibilità d’una relazione a specchio tra “Io” e Dio. Ecco come Firman (1996: 6) parla di questa relazione, confrontando la sua concezione con quella di Assagioli:
“La nozione di Realizzazione del Sé di Assagioli è … molto chiara nella sua descrizione delle quattro fasi della psicosintesi. Le prime due fasi implicano un’esplorazione dell’inconscio inferiore e dell’inconscio superiore, mentre le seconde due fasi implicano il contatto e la risposta al Sé. L’esplorazione dell’inconscio – sia inferiore sia superiore – è solo un’aggiunta allo scopo principale: sviluppare una relazione con il Sé. Il Sé e la realizzazione del Sé sono quindi differenziati da tutti i livelli dell’inconscio, compreso l’inconscio superiore”.
Qui vi sono due importanti osservazioni da fare: Firman afferma che la realizzazione del Sé riguarda “lo sviluppo di una relazione con il Sé” e che la realizzazione del Sé è “differenziata” dall’inconscio superiore. Al contrario, per Assagioli (1973f: 30), l’obiettivo della realizzazione del Sé è “riunire il riflesso alla Sorgente”. Firman evita senza dubbio di fare riferimento a un processo di unificazione perché non ci crede (come vedremo in seguito), ma così facendo crea confusione riguardo alla concezione di Assagioli della realizzazione del Sé.
Appare chiaro come Firman e Gila credono che una relazione tra l’io e il Sé sia l’obiettivo principale della realizzazione del Sé, e affermano che questa è anche la concezione di Assagioli, scrivendo (Firman, 1996: 6):
“Assagioli sta … operando una distinzione tra il raggiungere stati di coscienza più elevati e il costruire una relazione con il Sé più profondo, processo – quest’ultimo – che si chiama Realizzazione del Sé”.
Quando affermano che Assagioli crede che questa “relazione con il Sé più profondo” – anziché l’unificazione con il Sé Transpersonale – sia la realizzazione del Sé, tendono chiaramente a ridimensionare la concezione di Assagioli della realizzazione del Sé. Anche così, sarebbe utile per noi guardare al ruolo che la relazione tra l’Io e il Sé Transpersonale gioca nella teoria di Assagioli. È pur vero che Assagioli si esprime anche in termini di relazione, sostenendo per esempio che mantenere un’immagine interiore della nostra personalità al meglio di sé (nota come centro unificatore interno) possa aiutarci a costruire una vera relazione con il nostro Sé Transpersonale.
Anche se un’immagine è una cosa impalpabile, può diventare una realtà vivente quando ci sforziamo di manifestarla attraverso l’azione: in tal caso si tratta del modello ideale di cui abbiamo parlato sopra. Assagioli sostiene perfino che un modello di ruolo esterno – sia esso un leader o un terapeuta – possa servire da centro unificatore esterno, aiutandoci a trascendere i nostri limiti e raggiungere il Sé Transpersonale; mettendosi in relazione con l’ “altro” ed emulandolo, si può gradualmente fare un passo avanti verso il proprio vero e autentico Sé. Ecco come Assagioli (1973f: 31–32) descrive questa idea:
“Questi ‘modelli ideali’ implicano, evidentemente, dei rapporti vitali con l’esterno, con altri esseri, cioè, in linguaggio psicologico, un certo grado di estraversione …
Questa proiezione del proprio centro all’esterno, questa ‘eccentricità’ (nel senso etimologico della parola) non deve essere mal giudicata o svalutata. Se non è la forma più alta e diretta, può costituire anch’essa, malgrado l’apparenza, un modo di realizzazione del Sé. Nei casi migliori, l’individuo non si ‘perde’, non si annulla veramente nell’oggetto esterno, bensì si libera dalle limitazioni personali e si realizza per mezzo dell’ideale o dell’essere esterno. Questo viene così a servire da tramite, da collegamento, con l’Io o Sé transpersonale, il quale in quell’oggetto si rispecchia, si riflette, si simboleggia”.
Stabilendo una relazione con un modello di ruolo esterno, possiamo connetterci con energie reali, in modo che una relazione, per esempio con un terapeuta, possa essere interiorizzata attraverso una ricezione consapevole delle sue energie e qualità. Impegnarsi in una relazione in questo modo rende possibile connettersi con energie dormienti in se stessi. Secondo Assagioli, tali relazioni simboliche sono una “forma di realizzazione del Sé indiretta”; non sono la “via più diretta” o la “realizzazione più alta”, ma sono modi comunque validi per connettersi con il Sé Transpersonale.
Un altro tipo di relazione di cui parla Assagioli (1977: 87–88) riguarda l’ascolto della chiamata del Sé Transpersonale, che è sempre una chiamata alla trascendenza; essa è nota anche come realizzazione supercosciente, qualcosa di cui parlerò più dettagliatamente nel prossimo capitolo.
Nel descrivere le relazioni simboliche e la chiamata del Sé Transpersonale, Assagioli descrive diversi percorsi verso la realizzazione del Sé.
Per Assagioli la realizzazione del Sé si conclude con l’unificazione del sé personale, o “Io”, e del Sé Transpersonale. Tuttavia Firman e Gila negano che una tale unificazione sia possibile e parlano invece di una relazione che dura tutta la vita tra il sé personale e il Sé; secondo la concezione di Assagioli, invece, tale relazione è solo una parte limitata della realizzazione del Sé.
Se vogliamo cogliere come, in essenza, Firman e Gila concepiscono la realizzazione del Sé, possiamo riscontrarlo nella loro affermazione (Firman 1996: 10) che “la realizzazione del Sé è un’interazione permanente tra la volontà personale (la volontà dell’ ‘Io’) e la volontà transpersonale (la volontà del Sé)” e che è il “senso della chiamata, dell’invito, del dharma, a costituire l’essenza della realizzazione del Sé” (Firman, 1996: 11). Essi affermano anche che (Firman, 1996: 14):
“Il Sé è vissuto essenzialmente come un senso di vocazione o chiamata, che fornisce direzione e significato non solo allo sviluppo individuale, ma anche alla nostra vita e alle nostre relazioni con le altre persone, la natura e il pianeta nel suo insieme”.
Possiamo vedere che Firman e Gila si concentrano sulla relazione tra l’ “Io” e il Sé (Dio) e affermano anche che questa è la più autentica concezione di Assagioli in merito alla realizzazione del Sé, mentre non è così. Per Assagioli l’essenza della realizzazione del Sé è un’esperienza diretta del Sé Transpersonale, un’unificazione dell’Io e del Sé transpersonale, non una relazione.
Considerando la loro concezione della realizzazione del Sé, Firman e Gila introducono una dualità permanente tra colui che chiama (Sé transpersonale) e l’ascoltatore (sé personale), una dualità che nella versione di Assagioli della psicosintesi è solo una condizione temporanea.
È sbalorditivo notare questo perché, come ricorderemo, la critica iniziale di Firman ad Assagioli era espressa dall’affermazione che fosse uno gnostico dualistico, mentre qui vediamo che è lo stesso Firman a essere il dualista! Sia chiaro, anche Firman e Gila occasionalmente parlano di un’unione tra il sé personale e Dio, ma vogliono dire qualcosa di molto diverso da ciò di cui parla Assagioli. Per esempio Firman (1996: 12) scrive:
“Ci rendiamo conto … che esiste un’unione ontologica tra “Io” e Sé, simile all’unione assoluta tra un riflesso e la sua fonte”.
Questo commento ricorda l’esame, svolto nei capitoli tre e cinque, nel corso del quale abbiamo esplorato la nozione di Firman e Gila che l’ “Io” è un’immagine del Sé / Dio e che non vi sono esperienze specifiche connesse all’ “Io” e al Sé, poiché sono entrambi distinti e trascendenti dall’esperienza e dalla coscienza stessa: secondo Firman e Gila, cioè, si è sempre se stessi indipendentemente dall’esperienza che si sta vivendo o dal proprio livello di coscienza. Quindi, quando parlano di un’unione tra l’Io e il Sé, non parlano d’una particolare esperienza, ma piuttosto della sottostante relazione, che non muta, indipendentemente dal fatto che una persona si senta gioiosa o stia soffrendo. Firman e Gila credono che saremo sempre un’immagine e un riflesso nella mente di Dio, mentre per Assagioli possiamo diventare uno con Dio.
Per Firman e Gila non esiste una destinazione finale o un obiettivo specifico per il viaggio spirituale (Firman, 1996: 12), molto diversamente da Assagioli che vede la realizzazione del Sé come il viaggio dell’ “Io” verso l’identificazione con il Sé Transpersonale.
Se appare chiaro che Assagioli, Firman e Gila hanno opinioni diverse sulla realizzazione del Sé, è altrettanto palese che più e più volte Firman afferma che Assagioli approverebbe le sue revisioni teoriche. Per esempio Firman (1996: 12) afferma:
“La precedente discussione sul Sé e sulla sua realizzazione delinea quella che credo sia l’essenza del pensiero di Assagioli su questi fondamentali argomenti all’interno della psicosintesi. Tuttavia vi sono alcuni aspetti del pensiero di Assagioli e della conseguente teoria psicosintetica, il cui effetto è quello di confondere questa visione essenziale del Sé e della sua realizzazione. Vi è la necessità di chiarire questi aspetti confusi della teoria e anche di sviluppare nuove comprensioni, che possano ritrarre la natura del Sé e della sua realizzazione in un modo più preciso”.
Se Firman e Gila avessero apertamente spiegato in che modo le loro opinioni differivano da quelle di Assagioli, non vi sarebbe confusione, perché sarebbe chiaro che stavano definendo una nuova concezione della psicosintesi, che è un loro diritto. Affermando invece che la loro nuova teoria è un chiarimento delle idee di Assagioli, in realtà offuscano e confondono la concezione di Assagioli della realizzazione del Sé.
Inoltre Firman e Gila affermano che uno degli aspetti più confusi del pensiero di Assagioli è il posizionamento del Sé Transpersonale all’apice del diagramma dell’Ovoide: essi affermano che tale posizione non è d’aiuto, perché implica che la realizzazione del Sé richiede un’ascesa attraverso il supercosciente per raggiungere il Sé Transpersonale al fine di identificarsi con esso, mentre secondo Firman (1996: 17):
“La realizzazione del Sé non è qualcosa possibile solo dopo aver asceso i vari stadi di sviluppo fino a un livello superiore, né qualcosa ottenuto solo nel corso di rare esperienze delle vette, né un lontano obiettivo da raggiungere, quanto piuttosto la relazione continua dell’individuo con il Sé”.
Non è corretta l’affermazione di Firman e Gila che l’essenza della realizzazione del Sé è la relazione tra l’ “Io” e il Sé (Dio), né che questa è l’opinione di Assagioli. Per lui l’essenza della realizzazione del Sé è l’unificazione dell’Io e del Sé Transpersonale, mentre la loro relazione è solo una fase temporanea nel suo modello di realizzazione del Sé a tre fasi. Quindi la risposta alla domanda numero tre è affermativa: sì, la realizzazione del Sé implica l’identificazione con il Sé transpersonale. Più avanti in questo capitolo esploreremo come viene intesa l’esperienza del Sé Transpersonale.
(Vedi anche l’articolo sulla connessione Io–Sé e sul perché non può esserci una ferita primaria quando si usa il modello di Assagioli. Altri articoli rilevanti sull’io cosciente possono essere trovati in
https://kennethsorensen.dk/en/category/psychosynthesis–and–the–self/
Siamo ora pronti per esaminare la domanda numero uno: il Sé esiste solo nell’inconscio superiore?
IL SÉ TRANSPERSONALE È UN ESSERE SUPERCOSCIENTE?
L’affermazione centrale di Firman e Gila è che il Sé Transpersonale (o, nella loro concezione, Dio) è accessibile in tutti i livelli della psiche, il che significa che non lo si incontra solo nell’ambito del supercosciente: è questa la loro teoria della trascendenza–immanenza. Se Firman e Gila hanno ragione, allora hanno anche ragione nel dire che il Sé Transpersonale non appartiene alla parte superiore del diagramma dell’Ovoide. Quando Firman afferma che il Sé Transpersonale è “completamente presente” in tutti i livelli della psiche, dobbiamo concludere che è ugualmente presente in tutti i livelli perché, nella loro filosofia, il Sé (Dio) è trascendente e immanente in tutti i tipi di contenuti, sia inferiori sia superiori. In origine non era questo il punto di vista di Firman: in un articolo del 1977, scritto in collaborazione con Vargiu, scrisse:
“Il Sé Transpersonale è, nella sua alta sfera, una Realtà Ontologica, un centro di essenza, consapevolezza e volontà. È, quindi, più che una fonte di energia: ha intenzionalità, inclusa l’intenzione duratura di inviarci l’energia di cui abbiamo bisogno per crescere ed evolvere. Nel senso più profondo, noi siamo quel Sé [Transpersonale]; è la nostra vera natura, anche se non possiamo ancora sperimentare e vivere questo fatto. È per portarci a questa realizzazione, per aiutarci verso un’eventuale unificazione con essa nella coscienza e nell’azione che il Sé [Transpersonale] ci indirizza l’energia di cui abbiamo bisogno”.
Il punto di vista espresso in questa citazione è identico a come Assagioli intende il Sé Transpersonale: esiste nella sua “alta sfera”, è una “Realtà Ontologica”, noi “siamo quel Sé” e dobbiamo a Esso unirci. Dato che Firman è stato in grado di esprimere questa concezione di Assagioli in modo così chiaro, come ha potuto in seguito affermare che Assagioli credeva in qualcosa di diverso? In questa citazione Firman afferma che il Sé Transpersonale è una realtà ontologica nella sua sfera elevata, ma successivamente rivede questa visione e afferma che il Sé Transpersonale è di fatto completamente presente pure nell’inconscio inferiore e medio, cioè non solo nella ” sfera elevata”, e per di più sostiene che questo è anche il punto di vista di Assagioli.
Per capire perché Assagioli abbia posto il Sé Transpersonale nell’area supercosciente, dobbiamo considerare la Grande Catena dell’Essere – i livelli interiori dell’essere – e ricordare a noi stessi che, secondo questa teoria, tanto più ci congiungiamo con lo Spirito quanto più in alto saliamo lungo la scala della coscienza. Di conseguenza possiamo vedere che il livello di coscienza inerente all’amore universale (che risiede nel supercosciente) è più ampio rispetto al livello presente nell’amore geloso (che è un prodotto dell’inconscio inferiore). Quindi, come vedremo più avanti in questo capitolo, le energie del supercosciente assomigliano all’essenza del Sé Transpersonale, diversamente da quelle dell’inconscio inferiore.
Vediamo come Assagioli (1988: 60) spiega il concetto dell’intensificarsi della luce man mano che saliamo verso lo Spirito:
“Numerosi poeti hanno avuto, e tentato di esprimere, questa esperienza di illuminazione. Il più grande fra di essi è Dante: il ‘Paradiso’ dantesco è pieno di espressioni di luce. All’inizio della Cantica, egli afferma in modo chiaro di aver avuto l’ineffabile esperienza della più alta Luce, quella che risplende nel ‘cielo’ più alto, il più vicino alla Realtà Suprema, a Dio:
La gloria di Colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Nel ciel che più della Sua luce prende,
fu’io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi più di là su discende;
perché appressando sé al duo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.
La frase “in una parte di più e meno altrove” dice tutto. Ebbene, leggiamo direttamente alcune delle affermazioni nelle quali Assagioli si riferisce al Sé Transpersonale come a un essere trascendente.
Stiamo cercando di scoprire perché Assagioli abbia collocato il Sé Transpersonale nel regno del supercosciente, come illustrato nel suo diagramma dell’Ovoide. È mia opinione che esso non sia meramente simbolico, ma che piuttosto Assagioli fosse certo della realtà del Sé Transpersonale: infatti Assagioli ha sempre affermato che la psicosintesi è basata su fatti esperienziali. Per Assagioli il regno celeste di Dante non era una visione simbolica ma la descrizione d’una realtà, e infatti egli (1973f: 174) definì la Divina Commedia di Dante “il mirabile quadro di una psicosintesi completa”. Permettetemi di condividere alcune citazioni di Assagioli per illustrare il mio punto di vista:
“Così come c’è una volontà personale … c’è una Volontà transpersonale, che è un’espressione del Sé transpersonale e opera dai livelli superconsci della psiche” (Assagioli, 1977: 87–88).
“Il Sé spirituale è una realtà trascendente e gloriosa e se ne può avere una prova diretta e immediata, si può cioè sperimentarlo” (Assagioli, non datato 7).
“Il Sé, l’ ‘Anima’, il vero Centro spirituale, è, tanto nelle nazioni quanto negli individui, supercosciente. Esiste, ma in un regno o a un livello che è normalmente al di sopra della normale elevazione della coscienza personale” (Assagioli, 1965b).
“Per raggiungere la sua [del Sé] sede occorre un’ascesa, l’ascesa verso le altitudini del supercosciente” (Assagioli, 1988, 69).
“Il Sé esiste in una sfera di realtà diversa da quella del fluire della ‘corrente’ dei fenomeni psichici e da quella della vita organica, e non può venir da queste influenzata” (Assagioli, 1973, 25).
“Il Sé transpersonale è ‘fuori’ dal tempo e al di sopra di esso. Esiste e vive nella dimensione dell’Eterno” (Assagioli, 1973c).
Queste citazioni chiariscono che, secondo le esperienze di Assagioli – come confermato anche da milioni di altri individui professanti molte tradizioni religiose – il nostro vero Sé (Anima, Atman, Tao, Il Vuoto, Talità, Il motore immobile, il punto Omega) è un essere trascendente. In altre parole, ognuno di noi è un essere spirituale che vive in un regno trascendente e che ha anche un’esperienza umana. Secondo la filosofia perenne questo regno trascendente, o dimensione celeste, è un mondo ontologico, come descritto da La Grande Catena dell’Essere.
Il Sé Transpersonale, o anima, non può essere ferito, non è toccato dai traumi, è l’immutabile permanente osservatore amorevole in tutti noi – un fatto che vale la pena di ricordare. In un articolo illuminante, The Trascendence of the Self, Assagioli (non datato 8) afferma quanto segue:
“Il Sé, da un certo punto di vista, è il più alto livello di trascendenza che possiamo raggiungere. La differenza è questa, che il Sé non diventa esso stesso immanente. Il Sé irradia nel supercosciente ma rimane al suo livello. Il Sé non diventa immanente nel senso che ho detto. Alla fine potremmo raggiungere la consapevolezza di sé, ma questa è un’altra cosa. Quindi è il sé personale o ego che sale come un ragno sulla rete e si identifica con il Sé. Ma non è il Sé che diventa immanente. Questa è la differenza. Ma il Sé non è ‘altro’; è sempre presente e il sé personale ne è un riflesso diretto e in un modo molto debole riflette la sua natura”.
Assagioli sta dicendo che il Sé Transpersonale non entra nel dominio dell’inconscio inferiore o medio ma rimane a livello supercosciente. In esso il Sé Transpersonale irradia le qualità supercoscienti dell’amore, della gioia e del potere, che possono discendere ai livelli dell’ “Io” cosciente, fornendoci visioni profonde ed esperienze delle vette. L’ “Io” cosciente, o osservatore, è il rappresentante del Sé Transpersonale; l’ “Io” è una proiezione, o un riflesso, della sua fonte, qualcosa che Assagioli (1968) spiega così:
“Il Sé è una Realtà ontologica, un Essere, ed è al suo stesso livello un Centro di Vita stabile, dal quale irradia energie. Il sé personale, l’ ‘Io’ cosciente di sé, è una proiezione o un riflesso del Sé nel normale livello umano.
Un’analogia può aiutarci a capire, sebbene, come tutte le analogie, sia solo approssimativa e parziale. La relazione tra il Sé spirituale o Transpersonale e il sé personale, o “Io”, può essere paragonata a quella tra il Sole e un pianeta, diciamo la Terra. Dal sole emanano molte e potenti radiazioni, che colpiscono il pianeta e tutti gli esseri viventi su di esso, producendo le condizioni per l’evoluzione, lo sviluppo, la crescita. Allo stesso modo il Sé proietta una piccola porzione, una scintilla, un minuscolo centro di autocoscienza.
Questo sé cresce in autoconsapevolezza, intelligenza, potere d’azione, ecc., sotto la duplice influenza del ‘nutrimento’ che assorbe dall’ambiente, dal terreno in cui risiede, e dell’impatto vivificante delle energie discendenti irradiate dal Sé. Si potrebbe dire che il Sé diventa consapevole attraverso il sé [personale] di ciò che esiste e si verifica ai livelli personali (fisico – emotivo – mentale). Il sé personale, a sua volta, prende coscienza del Sé in due modi:
Aprendosi coscientemente e riconoscendo la radiazione che proviene dal Sé.
Innalzandosi e alla fine contattando e fondendosi parzialmente con il Sé”.
È importante sottolineare che il Sé Transpersonale non è una cosa, un oggetto nel cielo separato dal nostro essere essenziale; il Sé Transpersonale è sempre “me stesso”, non qualcos’altro, è sempre l’osservatore amorevole e l’attore potente. Tuttavia l’individuazione di questo centro come “pura consapevolezza di sé e volontà” e l’identificazione con esso subiscono molte espansioni, trasformazioni, risvegli e realizzazioni radicali [1].
Ritengo d’aver confermato che per Assagioli il Sé Transpersonale è un essere supercosciente, in questo allineandosi ancora una volta alla filosofia perenne e a tutti coloro che, attraverso i secoli, hanno riferito di avere avuto un’esperienza diretta del Sé Transpersonale. Secondo Assagioli (citato in Miller, 1973):
“Migliaia di individui, forse milioni, hanno fatto l’esperienza del Sé [Transpersonale] e ne hanno dato testimonianza. In India è tradizionalmente chiamato “Atman”. Alcuni dei più profondi mistici cristiani ne sono stati consapevoli e l’hanno chiamato in vari modi: la ‘scintilla divina’ nella persona, il ‘vertice’, la ‘base’, il ‘centro’ e l’ ‘essenza più intima’ “.
Da questa prospettiva possiamo concludere che non troviamo l’Atman, o il Sé transpersonale, nell’inconscio inferiore o medio, e che Firman e Gila non sono corretti nel sostenere che l’affermazione che “il Sé transpersonale è ‘completamente presente’, o ugualmente presente, a tutti i livelli” sia “il nucleo della concezione di Assagioli”.
Secondo Assagioli, il Sé Transpersonale è pienamente presente nel supercosciente. Egli scrive (Assagioli, 1988: 26):
“I contenuti del supercosciente, soprattutto sui suoi livelli superiori, sono molto prossimi al Sé e quindi partecipano in qualche misura delle sue qualità”.
Assagioli discrimina tra l’esperienza delle energie supercoscienti e quella diretta del Sé Transpersonale, sottolineando che il Sé Transpersonale è distinto dal supercosciente e lo trascende. Ciò tuttavia non implica che Assagioli pensasse che il Sé Transpersonale fosse indiscriminatamente presente in tutti i livelli. Firman invece afferma che Assagioli ha sostenuto questo punto di vista, quando scrive (Firman, 1995: 2):
“Trascendenza … comporta che il Sé [Dio] non può essere equiparato a nessun contenuto o processo specifico dell’inconscio superiore, medio o inferiore, mentre immanenza indica che il Sé [Dio] è completamente presente e attivo all’interno dei contenuti e dei processi di tutti questi livelli: entrambe queste intuizioni stanno al centro della concezione del Sé di Assagioli”.
No, queste intuizioni non sono affatto al centro della concezione di Assagioli del Sé Transpersonale! Possiamo concludere che Firman ha torto nell’affermare che Assagioli credeva che il Sé Transpersonale fosse “completamente presente” in tutti i contenuti e quindi onnipresente a tutti i livelli della psiche. Sono la radiazione, le energie e i processi del Sé Transpersonale a essere immanenti e presenti in tutti i livelli, ma non lo stesso Sé Transpersonale. Possiamo rispondere alla domanda numero uno affermativamente: sì, il Sé esiste solo nell’inconscio superiore.
Vedremo ora in dettaglio il motivo per cui Firman e Gila hanno rifiutato il concetto di Sé Transpersonale: esamineremo in tal modo la loro affermazione che la realizzazione del Sé non implica l’identificazione con il Sé transpersonale.
PERCHÉ FIRMAN E GILA HANNO RIFIUTATO IL SÉ TRANSPERSONALE
Nel primo capitolo di (Firman, 2005) Firman racconta come non sia mai riuscito ad ascendere lungo la linea tratteggiata per unirsi al suo Sé Superiore. Ha chiarito:
“Pensavo di avere un Sé Superiore. Pensavo che da qualche parte intorno ci fosse questo Sé Superiore, l’anima che avrei dovuto diventare … stavo cercando di risalire la linea tratteggiata e arrivare a questa cosa”.
Firman si riferiva a un periodo della sua vita in cui si trovava in un ambiente culturale che demonizzava la sua depressione, considerandola qualcosa che gli impediva di diventare il suo Sé Superiore. Questo tipo di giudizio non promuove certo un ambiente di crescita in cui si possa sperimentare l’unificazione con il Sé Transpersonale, perché solo un ambiente di amore può facilitare l’unificazione con Esso. Quando Firman lasciò il culto che stava professando, rivide la sua concezione della teoria della psicosintesi. In una conferenza del 2005 disse quanto segue (Firman & Gila, 2005):
“Fondamentalmente, ci sono io, c’è Dio, mentre non c’è quest’altro posto in cui dovrei andare … noi non diventiamo l’altro; diventiamo invece il più possibile ciò che siamo. Quindi non c’è davvero un Sé Superiore”.
È interessante che Firman utilizzi le parole “diventiamo il più possibile ciò che siamo”, perché questo è precisamente il significato che Assagioli attribuisce all’unificazione con il Sé Transpersonale. Per Assagioli il Sé Transpersonale (Sé Superiore) non è qualcos’altro, ma ciò che essenzialmente si è. Quindi Firman e Gila sbagliano a dedurre che Assagioli abbia postulato che il Sé Transpersonale sia un oggetto, una cosa “altra”. Esaminiamo gli argomenti usati da Firman e Gila per rifiutare l’esistenza del Sé Transpersonale; in una nota a piè di pagina nel loro libro Psychosynthesis: A Psychology of the Spirit, scrivono (Firman & Gila, 2002: 195):
“Il problema con questa prima formulazione del Sé Superiore o Transpersonale è che non c’è, di fatto, nessun ‘altro sé’ che noi diventiamo: rimaniamo ‘Io’ durante tutti i cambiamenti nella coscienza, anche se l’esperienza limitata di noi stessi può trasformarsi radicalmente man mano che cresciamo psicologicamente e spiritualmente. Quindi caratterizzare questa trasformazione come ‘diventare un altro sé’, sebbene colga poeticamente la profondità dell’esperienza, è alla fine impreciso e fuorviante. Ciò che realmente accade in questa trasformazione è che comprendiamo chi eravamo fin dall’inizio: un ‘Io’ in comunione con il Sé, la nostra individualità in comunione con l’universalità.
Il problema di credere che dobbiamo diventare ‘un altro sé’ in questo processo consiste nel far sembrare quell’altro sé come un oggetto che possiamo perseguire, un ‘altro’ con cui possiamo identificarci, impressione che ha l’effetto di confondere la verità che siamo sempre e per sempre ‘Io’. Ne consegue il rischio di iniziare a cercare l’ ‘Io’ nei posti sbagliati.
Quindi per noi non esiste un ‘Sé Superiore’ o ‘Sé Transpersonale’ inteso in tal modo. Piuttosto ipotizziamo che, nel corso della realizzazione del Sé, gli esseri umani possano trovarsi in comunione con Esso e che spesso lo sperimentino come universale, così esprimendo il loro unico ed essenziale ‘essere–Io’ nel mondo, l’espressione di sé che denominiamo personalità autentica“.
Usando le frasi “altro sé” e “diventare un altro sé”, Firman e Gila sembrano credere che questo è il modo in cui Assagioli (in una sua “formulazione iniziale”) ha inteso il Sé Transpersonale, ma non offrono riferimenti in merito a dove Assagioli fa tale affermazione; così facendo sembra che se lo siano inventato, perché Assagioli non ha mai usato questo tipo di linguaggio. Assagioli rifiuterebbe anche l’idea di un Sé Transpersonale “inteso in questo modo”. Infatti Assagioli (non datato 10) afferma chiaramente:
“Stiamo attenti a non commettere l’errore di pensare al nostro sé ordinario e al nostro vero Sé come se fossero due entità separate. Fondamentalmente il Sé è uno. Il sé ordinario include quel tanto del Sé più profondo che la coscienza di veglia è in grado di ricevere, assimilare e attivare. È un riflesso che diventa sempre più chiaro e vivido, fino a che alla fine incontra la sua fonte.
Si potrebbe dire che il nostro intero sviluppo interiore consiste in un ampliamento ed elevazione della coscienza fino a raggiungere la completa unione con il vero Sé. È questo centro superiore che costituisce l’elemento di connessione, il punto di contatto tra l’anima e l’Anima Suprema, con lo Spirito, con Dio”.
Assagioli esprime commenti simili in molte occasioni (per esempio, vedi Assagioli, 1965: 20). E dobbiamo concludere che Firman e Gila sono consapevoli che Assagioli sostiene questa visione; per esempio, nel loro articolo del 1977, Firman e Vargiu affermano: “Nel senso più profondo, noi siamo quel Sé; è la nostra vera natura, anche se non possiamo ancora sperimentare e vivere questo fatto”. Quindi Firman sa che Assagioli non parla mai di diventare un altro Sé; per Assagioli, infatti, si tratta di ridestarsi a chi nella nostra più profonda essenza già siamo.
FIRMAN E GILA AFFERMANO CHE NON V’È IDENTIFICAZIONE CON IL SÉ TRANSPERSONALE
Come possiamo vedere, Firman e Gila respingono l’idea che sia possibile per l’Io raggiungere l’identificazione con il Sé transpersonale o Dio. In tal modo rifiutano un’idea centrale e fondamentale di Assagioli. Così Firman (1996: 18) esplicita la sua posizione:
“L’identificazione con il Sé, pur se possibile, non è apportatrice di benefici, perché ciò significherebbe assumere la prospettiva del Sé, diventando in effetti il Sé, esperienza che porterebbe solo a un’immersione nella profonda trascendenza–immanenza del Sé”.
Firman afferma che una tale identificazione renderebbe una persona consapevole simultaneamente di tutti i contenuti di tutti i livelli di coscienza, presumibilmente anche dei livelli cosmici; questo sarebbe alcunché di indesiderabile e persino di pericoloso. Tuttavia la sua preoccupazione non è valida, perché provocata dal fraintendimento di come la realizzazione del Sé opera. In effetti, se consideriamo il loro modello, possiamo dimostrare l’equivoco di Firman e Gila: secondo loro, quando ci identifichiamo con l’Io, non ci identifichiamo simultaneamente in tutte le energie dell’inconscio medio – non siamo cioè inondati da tutti i nostri ricordi di ogni tempo – fatto che porterebbe a una sorta di psicosi; sappiamo piuttosto di poter accedere a tutte le energie, i valori e i talenti dell’inconscio medio allorquando indirizziamo la nostra attenzione su di essi, proprio come fossero i file di backup sul disco rigido di un computer ai quali possiamo accedere o che possiamo ignorare. Ebbene, lo stesso principio si applica in termini di identificazione con il Sé Transpersonale, sebbene il disco rigido sia molto più grande.
Firman e Gila ritengono che l’obiettivo della psicosintesi personale e transpersonale sia l’espansione dell’inconscio medio verso l’inconscio inferiore e superiore, fino a quando si sia creato un solo ambito esperienziale dal fondo alla cuspide del diagramma dell’Ovoide. Si potrebbe contestare questa idea con la stessa logica che Firman usa per screditare l’identificazione con il Sé Transpersonale.
Ecco un’altra citazione in cui Firman rifiuta l’idea centrale di Assagioli secondo cui la realizzazione del Sé implica l’identificazione con il Sé transpersonale. Firman (1996: 19) scrive:
“L’identificazione con il Sé sembra fuorviante e imprecisa, perché confonde la nozione di Assagioli della realizzazione del Sé con il vivere una relazione con il Sé (peraltro l’identificazione con il Sé implicherebbe che si diventa la fonte della propria chiamata, che si diventa il proprio ‘Dio’ o ‘Potere superiore’, per usare i termini di Assagioli)”.
Di nuovo, qui c’è confusione. Firman dice che l’identificazione con il Sé altera “la nozione di Assagioli” di una relazione con il Sé, ma in Assagioli una “relazione” con il Sé è solo una fase temporanea della sua teoria; Assagioli parla di identificazione, o unificazione, con il Sé. Il problema per Firman e Gila è invece che la loro nozione di realizzazione del Sé non si adatta alla teoria dell’identificazione con il Sé di Assagioli: essi quindi affermano che c’è confusione nella teoria di Assagioli dove di confusione non ce n’è proprio. La concezione di base di Assagioli è che il destino umano è quello di essere il Sé Transpersonale, concezione molto diversa dalla dualità di Firman e Gila, dove la connessione dell’Io al Sé è limitata solo a una relazione.
Assagioli, nella terza fase della sua teoria della realizzazione del Sé, propone persino che possiamo diventare uno con Dio. Ecco come egli spiega questa idea (Assagioli, 1977: 95):
“L’uomo può rendersi conto intuitivamente della sua identità essenziale con la Realtà suprema. In Oriente questa è stata espressa con l’identità tra Atman e Brahman. In Occidente alcuni mistici hanno arditamente proclamato l’identità tra uomo e Dio. Altri hanno posto l’accento sul fatto che la Vita è Una, che c’è solo Una Vita. Ma questo non significa che la mente dell’uomo possa afferrare la meraviglia e i misteri della manifestazione cosmica. Soltanto attraverso una serie di espansioni di coscienza, soltanto raggiungendo stati di percezione sempre più alti, l’uomo può fare gradualmente l’esperienza di alcuni di questi affascinanti misteri. Di queste possibilità transpersonali ci hanno dato testimonianza gli uomini e le donne più illuminati”.
Come abbiamo visto, non è questo il fine della realizzazione del Sé per Firman e Gila.
Veniamo ora alla domanda numero quattro: la realizzazione del Sé è un’esperienza di identificazione priva di contenuti? Firman (1996: 20) sostiene che:
“Assagioli e Vargiu tentano entrambi di affermare la profonda trascendenza del Sé indicando un particolare tipo di esperienza di identificazione con Esso e sostenendo che il Sé è al di là di ogni contenuto, ogni processo, ogni forma. Questo è un approccio lodevole, che è stato impiegato anche nelle tradizioni religiose ‘apofatiche’, o ‘teologia negativa’ o ‘via negativa’ sia dell’Est sia dell’Ovest.
Il Sé tuttavia è immanente oltre che trascendente: il Sé non deve essere incontrato solo in momenti di assenza di forma non manifesta, ma anche nella forma e nella manifestazione. Ciò è stato riconosciuto dagli approcci complementari ‘catafatici’, o ‘teologia positiva’ o ‘via positiva’ sia dell’Est sia dell’Ovest. In termini semplici, la realizzazione del Sé può coinvolgere la forma e la non–forma, il manifesto e il non manifesto”.
Firman evidenzia due diversi percorsi verso la realizzazione del Sé, qualcosa che Assagioli (non datato 9) ha considerato anche quando ha scritto della Via della Trascendenza (via negativa) e delle Sette Vie dell’Autorealizzazione (via positiva), due percorsi che caratterizzano la prima fase della teoria della realizzazione del Sé di Assagioli. La maggior parte delle persone prende verso la realizzazione del Sé la strada che Assagioli (non datato 9) ha definito le Sette Vie di Realizzazione del Sé. Ciò implica l’identificazione dell’Io con i contenuti supercoscienti e l’espressione di queste energie sotto forma di amore transpersonale, volontà transpersonale, bellezza transpersonale, ecc. (Assagioli, 1977: 89); per favorire tale espressione può venire utile l’uso di modelli ideali. Queste Sette Vie sono equivalenti a quella che viene chiamata la “via positiva”, perché si basano sull’identificazione e sull’espressione di stati di contenuti supercoscienti sempre più elevati. Parlando con Vargiu (1973b), Assagioli ha detto quanto segue:
“L’identificazione con aspetti sempre più alti del supercosciente è utile, poiché può costituire una scala verso il Sé”.
Il secondo approccio all’identificazione con il Sé Transpersonale, secondo Assagioli, è la Via della Trascendenza, in merito alla quale Assagioli (non datato 9) afferma:
“La Via della Trascendenza [è un sentiero] di pura Trascendenza e Identificazione. In un certo senso questa via è al di là di tutte quelle sinora menzionate [le Sette Vie], ma poco si può dire al riguardo perché non vi sono parole per descriverla. Possiamo solo dire che esiste e cercare di capirne di più usando il metodo di negazione del Buddha: non è questo, non è quello, non è nessuna cosa. Alcune delle scuole orientali raccomandano questa via per la realizzazione spirituale e alcuni mistici occidentali, in particolare Meister Eckhart, hanno tentato di descriverla e dare suggerimenti al riguardo. Ma è una via che è solo per pochissimi”.
Analizzeremo entrambi gli approcci nel prossimo capitolo. Per ora diamo un’occhiata all’affermazione di Firman secondo cui la teologia positiva (“via positiva”) ci mostra che la realizzazione del Sé deve coinvolgere sia i contenuti sia l’esperienza senza contenuti, cioè la forma e l’assenza di forma. Assagioli infatti, come abbiamo visto, è consapevole della via positiva e afferma che è una valida via di unificazione con il Sé Transpersonale. Ma, per Assagioli, il punto è che la via positiva fa parte della prima fase del viaggio: è un metodo da utilizzare che alla fine porta a un’esperienza diretta del Sé Transpersonale in quanto identificazione priva di contenuti; quindi, in definitiva, per Assagioli la fine del viaggio verso la realizzazione del Sé è un’esperienza di assenza di forma. Nel suo libro Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica Assagioli parla di personaggi storici, alcuni delle quali erano geni, che hanno avuto esperienze supercoscienti seguendo le diverse vie per la realizzazione del Sé; egli differenzia queste esperienze – che sono per lo più esperienze della prima fase – dall’esperienza diretta del Sé, che è la seconda fase. Assagioli (1973f: 170) spiega:
“Tutto ciò spiega e rende evidente la differenza tra lo sperimentare stati superiori di coscienza, da un lato, e la pura realizzazione del Sé dall’altro. Realizzare o prendere coscienza del Sé significa una, più o meno temporanea, identificazione, o fusione, della coscienza dell’io o ego normale col Sé spirituale del quale è un riflesso. In questi casi vengono momentaneamente eliminati o dimenticati tutti i contenuti (sensazioni, sentimenti, pensieri, ecc.) della personalità, tanto quelli al livello normale quanto quelli supercoscienti. Resta soltanto la pura, intensa esperienza del Sé”.
Possiamo quindi dire che il Sé Transpersonale è trascendente rispetto a tutti i contenuti rappresentati nel diagramma dell’Ovoide; in questo, Assagioli, Firman e Gila concordano. Ma ciò non significa che il Sé Transpersonale sia presente ugualmente in tutti i livelli, come Firman e Gila argomentano in contrasto con la concezione di Assagioli.
Per Firman la realizzazione del Sé, definita come esperienza di identificazione priva di contenuti, è “solo un particolare tipo di incontro con il Sé” tra i molti tipi di esperienze possibili; aggiunge poi che anche Assagioli ha sostenuto questa visione, affermando: “Credo che Assagioli ha sostenuto che questa unione con Il Sé dovesse essere intesa come realizzazione del Sé solo in uno ‘specifico senso ben definito’ ”(Firman, 1996: 20). Ma non riesco a capire come Firman possa fare questa affermazione di Assagioli, perché non sta scritto da nessuna parte. Mi sembra piuttosto che, per chiarire il suo punto di vista, Firman interpreti male Assagioli, insinuando che Assagioli stesso fosse confuso. Firman (1996: 20) per esempio cita Assagioli in modo scorretto nel passaggio seguente, laddove cerca di affermare che Assagioli credeva che una “esperienza priva di contenuti” sarebbe stata di ostacolo alla realizzazione del Sé:
“Un’esperienza priva di contenuti può ‘costituire un ostacolo alla piena realizzazione del Sé’; può diventare il presunto momento od obiettivo definitivo del percorso della realizzazione del Sé, distraendo dal vero nocciolo della realizzazione del Sé, che è il cercare di incontrarLo e a Lui rispondere in tutte le esperienze di vita”.
Come già detto, Firman o ha frainteso Assagioli o mente, perché ecco il passaggio completo di Assagioli da cui Firman trae la citazione (Assagioli, 1973f: 43):
“Può anzi avvenire un fatto apparentemente paradossale: l’ascesa ai livelli supercoscienti e la loro esplorazione, mentre avvicina alla coscienza del Sé transpersonale, può talvolta costituire un ostacolo alla sua piena realizzazione e alla sua fusione con l’io o sé personale. Ciò perché si può divenire così affascinati dalle meraviglie del regno del supercosciente, così assorbiti in esso, così identificati con alcuni dei suoi aspetti e manifestazioni particolari da perdere o deviare l’impulso a raggiungere la vetta della realizzazione del Sé”.
Possiamo vedere che Assagioli sta dicendo che l’identificazione con i contenuti supercoscienti può “costituire un ostacolo alla piena realizzazione del Sé”; non sta dicendo che un’esperienza priva di contenuti possa costituire un ostacolo. È chiaro che Firman fraintende Assagioli nella sua citazione.
Assagioli distingueva tra processi transpersonali e Sé Transpersonale, laddove quest’ultimo è sempre il testimone di questi processi. Infatti, per aiutare a cogliere la differenza, Assagioli consiglia di utilizzare l’esercizio di disidentificazione: non sono le mie sensazioni, emozioni o pensieri, ma sono l’osservatore. Si potrebbe sostenere che stiamo parlando della differenza tra essere (Sé) e divenire (processi transpersonali), che Assagioli (non datato 1) ha definito come segue:
“Si parla delle esperienze superiori, illuminazione, intuizione e di tutte le altre appartenenti alla cosiddetta coscienza cosmica, ecc., come se fossero la stessa cosa, ma non lo sono. La differenza fondamentale è che tutti questi sono processi, processi viventi. Appartengono al mondo del divenire e anche nel transpersonale vi sono questi meravigliosi processi del divenire, della crescita e di tutti gli stadi della supercoscienza. Per converso il Sé è stabile, fermo, permanente: per usare un termine filosofico, è ‘ontologico’. È puro essere. Il Puro Essere non è divenire e il divenire non è Puro Essere”.
Vediamo un poco più a fondo come Assagioli ha definito l’esperienza del Sé Transpersonale. Nella seguente citazione Assagioli (1973f: 85–86) parla dell’individualità e dell’universalità dell’esperienza del Sé Transpersonale, che si riferisce alla fase due del processo di realizzazione del Sé:
“Spesso il paziente chiede spiegazioni sulla qualità del Sé e delle esperienze cosiddette superiori; in questi casi se ne espongono alcune delle caratteristiche principali. Ciò che distingue il piccolo sé dal Sé superiore è che il piccolo sé si considera come un individuo distinto e separato dagli altri, e spesso prova un acuto senso di solitudine e separatività. Per contro l’esperienza del Sé spirituale dà un senso di libertà, di espansione, di comunicazione con gli altri Sé e con la Realtà e dà il senso della universalità: chi ne fa l’esperienza si sente, al tempo stesso, individuale e universale”.
In precedenza abbiamo appreso che l’esperienza del Sé Transpersonale include “un oblio di tutti i contenuti della coscienza”; ora aggiungiamo anche un’esperienza di libertà ed espansione, di essere allo stesso tempo un individuo e un membro dell’universo. Assagioli sta infatti descrivendo un’esperienza di identificazione priva di contenuti in cui c’è un’espansione di sé, come pura coscienza e consapevolezza, individuale ma anche universale.
E aggiunge (1973f: 48):
“L’esperienza interna del Sé spirituale e la sua associazione e compenetrazione con l’io personale conferiscono a coloro che le vivono un senso di grandezza e di espansione interna, la convinzione di partecipare in qualche modo alla natura divina. Nella tradizione religiosa e nelle dottrine spirituali di ogni epoca si possono trovarne numerose testimonianze, alcune delle quali espresse in termini arditi. Nella Bibbia vi è l’esplicita affermazione: ‘Io ho detto voi siete dèi; e tutti voi siete figli dell’Altissimo’. Sant’Agostino dichiarò: ‘Quando un’anima ama qualche cosa, essa diviene simile a essa; se ama le cose terrene diviene terrena, ma se ama Dio (potremmo chiederci) non diviene Dio?’.
L’espressione estrema dell’identità dello spirito umano nella sua purezza con lo Spirito Supremo si trova nella dottrina centrale della filosofia Vedanta: ‘tat twam asi’ (Tu sei Quello) e ‘Aham evam param Brahman’ (In verità Io sono il Supremo Brahman).
Comunque si voglia concepire il rapporto fra il sé individuale e il Sé Universale, sia che vengano considerati identici oppure simili, distinti oppure uniti, è importante riconoscere chiaramente, e tenere sempre presente, in teoria e in pratica, la differenza esistente fra il Sé nella sua natura essenziale (quello che è stato chiamato la ‘Sorgente’, il ‘Centro’, l’ ‘Essere profondo’, l’ ‘Apice’ di noi stessi) e la piccola personalità ordinaria, il piccolo ‘sé’ o ego, di cui siamo normalmente coscienti. La mancanza di questa distinzione vitale produce conseguenze erronee e pericolose”.
In conclusione, l’affermazione di Firman secondo cui la realizzazione del Sé non implica l’identificazione con il Sé transpersonale non è corretta, se vista attraverso la lente della concezione assagioliana. Possiamo quindi rispondere alla domanda numero quattro affermando che l’identificazione con il Sé Transpersonale è correlata a un’esperienza di identificazione priva di contenuti, in contrasto con quanto Firman sostiene.
COME LA TEORIA DI ASSAGIOLI PUÒ SPIEGARE LA CONCEZIONE DI FIRMAN & GILA DELLA REALIZZAZIONE DEL SÉ
Esamineremo ora come le esperienze supercoscienti possano verificarsi anche al di fuori dell’ambito dell’inconscio superiore, per esempio durante il lavoro terapeutico con traumi infantili (inconscio inferiore) o durante attività ordinarie (inconscio medio). Tali eventi sono citati da Firman e Gila come argomentazione contro la collocazione del Sé Transpersonale all’apice del diagramma dell’Ovoide (Firman, 1996: 7).
Tuttavia, secondo la teoria di Assagioli, non è necessario cambiare il diagramma dell’Ovoide per spiegare perché le persone potrebbero sperimentare stati di coscienza superiori mentre lavorano con energie nell’inconscio inferiore o mentre sono impegnate in situazioni di vita ordinarie. Secondo Assagioli (1963: 4), il Sé Transpersonale è in grado di operare tramite il supercosciente “sotto la potente stimolazione di qualche stress o emergenza insolita, o in risposta a qualche forte richiamo”. In un’intervista con Diane Freund (Freund, 1983: 85), Assagioli descrive questo principio come “ciò che è estremo per l’uomo, è un’opportunità per Dio”. Secondo questo principio, il dolore e l’agonia del sé personale e la sua richiesta di aiuto agiscono come un’invocazione al Sé Transpersonale, che risponde inviando la sua luce e il suo amore attraverso il supercosciente.
Tale situazione è rappresentata nel diagramma 2. Ne è un esempio famoso l’illuminazione spontanea di Eckhart Tolle mentre si trovava in uno stato di profonda depressione, come riportato nel suo libro Il Potere di adesso (Tolle, 2001: 3). Assagioli (2002: 113) descrive tali casi di illuminazione spontanea come un “richiamo” o una “chiamata” dall’alto da parte del Sé Transpersonale.
Sebbene Assagioli considerasse il Sé Transpersonale un essere trascendente che vive in un regno supercosciente, non ha mai insinuato che fosse tagliato fuori dal processo del divenire. Il Sé Transpersonale sa cosa sta succedendo nel mondo della personalità, come spiega Assagioli (1965: 204):
“Dentro di lui c’è un maestro saggio, il suo Sé spirituale, che conosce già il suo problema, la sua crisi, la sua perplessità”.
Dobbiamo ricordare che il sé personale è un riflesso e un avamposto del Sé Transpersonale e, anche se è identificato con molti contenuti psicologici che adombrano questa connessione, è comunque connesso. Non ci sono due sé: il Sé Transpersonale cerca sempre di ispirarci a seguire la saggia direzione dello scopo della nostra vita. Quindi, a questo proposito, Firman e Gila hanno ragione nell’evidenziare la relazione tra il sé personale e il Sé Transpersonale (o Dio, a loro avviso). Assagioli parla di questa relazione in questo modo (1973f: 86):
“… l’esistenza di una volontà cosciente autonoma dell’io o sé. Uno degli scopi a cui tende la psicosintesi spirituale è di far sì che la volontà del Sé supercosciente divenga un’esperienza cosciente”.
Altrove, Assagioli (1965: 205–206) afferma che Dio è in una relazione vivente con ciascuno di noi:
“L’individuo non è mai assolutamente solo e Dio (o la realtà spirituale) non è mai puramente trascendente, ma sempre in relazione vivente con la manifestazione.”
Quindi, anche nelle nostre ore più buie, quando siamo identificati con la depressione, l’odio, la gelosia o la rabbia (quindi sprofondati nell’inconscio inferiore), possiamo ancora raggiungere il Sé Transpersonale e invocare la nostra natura divina più profonda, perché non siamo mai del tutto tagliati fuori dal canale (la linea tratteggiata) che collega il sé personale con il Sé Transpersonale. Tuttavia, con l’ammettere questa possibilità, non stiamo suggerendo che il Sé Transpersonale sia presente nell’inconscio inferiore e medio tanto quanto nell’inconscio superiore. Piuttosto, è importante rendersi conto che possiamo ascoltare la chiamata del Sé Transpersonale e rispondervi a tutti i livelli del diagramma dell’Ovoide ma, se desideriamo unirci e diventare uno con il nostro essere più profondo (il Sé Transpersonale), dobbiamo ascendere alla sommità del supercosciente. Questa è la differenza tra la concezione di Assagioli e quella di Firman e Gila.
Dobbiamo ricordare che l’inconscio inferiore è composto da stati di coscienza egocentrici, che tendono a isolarci quando ci identifichiamo con essi. Quando ci sentiamo arrabbiati, depressi o gelosi, diventiamo egocentrici e siamo lontani dalla coscienza universale, che è lo stato naturale e permanente del Sé Transpersonale. Risvegliarsi alla consapevolezza di essere un’anima o Sé Transpersonale significa rendersi conto che siamo puro amore, volontà e beatitudine. Assagioli (1977: 150 –151) spiega:
“La realizzazione della Volontà Transpersonale, l’espressione del Sé Transpersonale, è così intensamente gioiosa da potersi definire beatifica. Qui abbiamo la gioia dell’unione armoniosa tra la volontà personale e la Volontà Transpersonale; la gioia dell’armonia tra la propria Volontà Transpersonale e quella degli altri; e, la più alta, prima fra tutte, la beatitudine di identificarsi con la Volontà Universale.
I mistici di tutti i tempi e di tutti i paesi hanno realizzato ed espresso la gioia e la beatitudine propria all’unione della volontà individuale con la Volontà Universale.
Questo conseguimento è espresso vividamente nel detto sanscrito Sat–Chit–Ananda ‘La beatifica percezione della realtà’. E infine nell’affermazione trionfante: Aham evam param Brahman: ‘In verità io sono il Brahma Supremo’ “.
A tale espansione e realizzazione profonda ci prepara lo sviluppo delle energie inconsce superiori, e Assagioli ha scritto ampiamente sui metodi per elevare le proprie energie attraverso tecniche attive; egli suggerisce non la repressione o la negazione dei nostri istinti più bassi, ma piuttosto la loro trasmutazione cosciente per mezzo delle sue dieci leggi psicologiche (Assagioli, 1977: 45–54). Questo però implica anche il riconoscere che i livelli inferiori e superiori hanno valori etici diversi: un amore compassionevole è più evoluto d’un amore egoistico, come spiega Assagioli (1977: 77):
“L’esistenza di diversi livelli di essere aventi valori diversi è una manifestazione evidente e innegabile della grande legge di evoluzione nel suo progredire dagli stadi semplici e primitivi ad altri più raffinati e altamente organizzati. Applicandola al campo dell’amore e non considerando qui il problema della relazione tra amore e sessualità, è evidente che un amore opprimente, possessivo, geloso e cieco è a un livello inferiore rispetto a un amore tenero e che si interessa all’amato come persona, che vuole il suo bene e desidera l’unione degli aspetti migliori di entrambe le personalità. Ad ancora un altro livello troviamo l’amore altruistico, con la sua larga prospettiva umanitaria, animato da compassione e dall’impulso di mitigare le sofferenze e i mali che assillano l’umanità; l’amore chiamato caritas o agape. Come si possono allora ignorare le differenze di evoluzione, di livello e di valore tra i vari tipi di amore?
Lo stesso è ugualmente vero ed evidente riguardo alla volontà, che, come abbiamo visto, ai livelli inferiori può essere dura, egotistica, rivolta al potere e al dominio, spietata e crudele. Ai livelli superiori, d’altra parte, la volontà è diretta verso obiettivi e scopi privi di egotismo e di contenuto egocentrico”.
Le energie inferiori non sono cattive in senso morale, sono solo meno evolute, e comunque questa osservazione ha il solo valore di semplice constatazione. Tuttavia oggi molte persone sono riluttanti ad applicare tali giudizi di valore a causa di una prevalente filosofia della relatività, sebbene, in termini pratici, la maggior parte delle persone preferisca sperimentare la gioia invece della tristezza, e in questo vediamo comunque un giudizio di valore.
Spero d’aver chiarito in questo capitolo che il diagramma dell’Ovoide di Assagioli è una concezione utile e precisa dell’essere umano. Anche se potrebbe non essere perfetto né completo, il diagramma dell’Ovoide ci aiuta comunque a comprendere la teoria della personalità di Assagioli. Possiamo quindi concludere che l’affermazione di Firman (nella domanda numero cinque) secondo cui il diagramma dell’Ovoide è “confusivo nel rappresentare … la concezione della persona umana da parte di Assagioli” non è corretta.
Naturalmente sappiamo che il diagramma dell’Ovoide è un problema per Firman e Gila perché non rappresenta la loro filosofia di trascendenza–immanenza: questo perché Firman e Gila (1991: 14) ritengono che il Sé Transpersonale (Dio, nella loro filosofia) è distinto dalla coscienza e “completamente uno” con tutti i livelli e le energie della psiche. Questa visione non è compatibile con la concezione della psicosintesi di Assagioli.
ESPOSIZIONE ANALITICA DELLE CONCLUSIONI
Concludiamo con un riepilogo dei significativi risultati di questo capitolo.
Partiamo dalle affermazioni errate che Firman e Gila hanno fatto sulla concezione della psicosintesi da parte di Assagioli. Ne ho identificate 14, che divido in due categorie, come segue:
Diagramma dell’Ovoide
1. Errato: Firman (1995: 1) afferma che l’originale diagramma dell’Ovoide “genera confusione circa l’intuizione di Assagioli che il Sé è trascendente rispetto a ogni contenuto o processo e trascende anche i modelli numinosi e le qualità transpersonali dell’inconscio superiore o supercosciente”.
Correzione: il diagramma dell’Ovoide corrisponde perfettamente alla concezione di Assagioli dei tre stadi della realizzazione del Sé e mostra che il Sé Transpersonale risiede nel supercosciente.
2. Errato: Firman (1995: 1) afferma che il diagramma dell’Ovoide è stato “ritenuto confusivo nel rappresentare la comprensione dell’essere umano da parte di Assagioli”.
Correzione: non v’è alcuna prova che mostri come il diagramma dell’Ovoide non corrisponda alla concezione di Assagioli.
3. Errato: Firman (1995: 3) afferma: “Il precedente diagramma del Sé … tende a confondere la psicosintesi transpersonale (o psicosintesi spirituale) con la realizzazione del Sé. Sebbene Assagioli sia abbastanza chiaro nel distinguere la realizzazione del Sé dai contenuti e dalle energie transpersonali, il diagramma iniziale può confondere questa distinzione”.
Correzione: Assagioli non riteneva affatto che la realizzazione del Sé fosse distinta dai contenuti transpersonali, poiché la psicosintesi transpersonale è la prima fase del processo di realizzazione del Sé.
4. Errato: Firman (1995: 1) afferma che il diagramma dell’Ovoide di Assagioli “implica che per contattare e rispondere al Sé, bisogna prendere le distanze dalle pianure e dalle profondità dell’esperienza umana e raggiungerne le vette”.
Correzione: è possibile “contattare e rispondere” al Sé Transpersonale e a Dio a tutti i livelli, connettendosi con le energie supercoscienti quando affluiscono nei reami dell’inconscio medio e inferiore. Tuttavia l’unificazione tra l’Io e il Sé transpersonale può avvenire solo nel supercosciente.
5. Errato: Firman e Gila (1993: 2) affermano che la loro revisione del diagramma dell’Ovoide e della teoria dello sviluppo della psicosintesi “ha origine direttamente dai semi che lo stesso Assagioli ha piantato nelle sue due feconde opere Principi e Metodi della Psicosintesi terapeutica e L’Atto di Volontà. Al di là di questo nostro cambiamento teorico, tentiamo di presentare i temi fondamentali della psicosintesi aderendo il più possibile alle concezioni originarie di Assagioli”.
Correzione: non vi sono prove che Assagioli abbia piantato semi che supportino i significativi cambiamenti di Firman e Gila.
Realizzazione del Sé e Sé Transpersonale
1. Errato: Firman (1996: 1) afferma che la sua revisione “presenta il Sé e la Sua realizzazione in maggiore accordo con la visione di Assagioli e con l’esperienza osservata”.
Correzione: le revisioni di Firman e Gila cambiano la concezione di Assagioli in modo radicale.
2. Errato: Firman (1996: 4) afferma: “c’è una certa confusione sul Sé e sulla realizzazione del Sé sia negli scritti di Assagioli, sia nella successiva teorizzazione della psicosintesi”.
Correzione: non v’è alcuna confusione negli scritti di Assagioli sul Sé e sulla realizzazione del Sé: la sua concezione è assolutamente coerente in tutto il suo lavoro.
3. Errato: Firman (1996: 6) afferma: “La nozione di realizzazione del Sé di Assagioli è … molto chiara nella sua descrizione delle quattro fasi della psicosintesi. Le prime due fasi implicano un’esplorazione dell’inconscio inferiore e dell’inconscio superiore, mentre le seconde due fasi implicano il contatto e la risposta al Sé. L’esplorazione dell’inconscio – sia inferiore sia superiore – è solo un’aggiunta allo scopo principale: sviluppare una relazione con il Sé. Il Sé e la realizzazione del Sé sono quindi differenziati da tutti i livelli dell’inconscio, compreso l’inconscio superiore”.
Correzione: secondo Assagioli, lo scopo principale della realizzazione del Sé non è lo stabilire una relazione con il Sé Transpersonale, bensì unificare l’Io con il Sé transpersonale. Inoltre, secondo Assagioli, la realizzazione del Sé non avviene in ambito diverso dal supercosciente.
4. Errato: Firman (1996: 12) afferma che: “la mia descrizione del Sé e della realizzazione del Sé delinea … l’essenza del pensiero di Assagioli su questi temi che sono centrali nella psicosintesi”.
Correzione: la revisione dell’autorealizzazione fatta da Firman e Gila non contiene affatto l’essenza del pensiero di Assagioli; in realtà è un radicale allontanamento da esso.
5. Errato: Firman (1996: 20) afferma che la realizzazione del Sé, definita come esperienza unitiva priva di contenuti, è “solo un particolare tipo di incontro con il Sé” tra molti altri tipi possibili di esperienze, e aggiunge che anche Assagioli sosteneva questa visione; prosegue infatti: “Credo che Assagioli abbia sostenuto che questa unione con il Sé debba essere intesa come realizzazione del Sé solo in uno ‘specifico senso ben definito’ ”.
Correzione: Assagioli afferma che l’esperienza di unificazione con il Sé Transpersonale è sempre un’esperienza unitiva priva di contenuti.
6. Errato: Firman (1996: 20) afferma che Assagioli credeva che una “esperienza priva di contenuti” sarebbe stata di ostacolo alla realizzazione del Sé.
Correzione: Assagioli non ha mai scritto che esperienze prive di contenuti potessero diventare un ostacolo alla piena realizzazione del Sé.
7. Errato: Firman e Gila (2002: 195) affermano: “Il problema con questa prima formulazione del Sé Superiore o Transpersonale è che non c’è, di fatto, nessun ‘altro sé’ che noi diventiamo…”.
Correzione: non è corretta l’affermazione – priva di prove – di Firman e Gila, che le prime formulazioni della psicosintesi (inclusa quella di Assagioli) facciano menzione del ‘diventare un altro sé’. Mai Assagioli parla del Sé Transpersonale come di un altro sé.
8. Errato: Firman (1995: 2) afferma: “Trascendenza … comporta che il Sé non può essere equiparato a nessun contenuto o processo specifico dell’inconscio superiore, medio o inferiore, mentre immanenza indica che il Sé è completamente presente e attivo all’interno dei contenuti e dei processi di tutti questi livelli: entrambe queste intuizioni stanno al centro della concezione del Sé di Assagioli”.
Correzione: queste intuizioni non sono affatto al centro della concezione di Assagioli. Assagioli non credeva che il Sé (Dio) fosse completamente presente in tutti i livelli di coscienza. È corretto dire che Assagioli credeva che le radiazioni, le energie e i processi del Sé Transpersonale fossero immanenti e presenti a tutti i livelli, ma non la pura essenza del Sé Transpersonale come coscienza universale. Assagioli inoltre credeva che il Sé, per sua natura, non diventasse immanente.
9. Errato: Firman (1995: 19) afferma: “L’identificazione con il Sé sembra fuorviante e imprecisa, perché assimila la nozione di Assagioli della realizzazione del Sé al vivere una relazione con il Sé (peraltro l’identificazione con il Sé implicherebbe che si diventa la fonte della propria chiamata, che si diventa il proprio ‘Dio’ o ‘Potere superiore’, per usare i termini di Assagioli)”.
Correzione: l’identificazione con il Sé transpersonale non crea nessuna confusione nella concezione di Assagioli di realizzazione del Sé, ma anzi fa parte della sua filosofia di base, essendo il secondo stadio della realizzazione del Sé. Piuttosto, l’identificazione con il Sé Transpersonale è incoerente con la nozione di realizzazione del Sé di Firman e Gila.
Cerchiamo ora di evidenziare alcune delle importanti differenze tra la concezione di Assagioli e quella di Firman e Gila in merito alla realizzazione del Sé e al Sé transpersonale.
Differenze tra Assagioli e Firman e Gila
Assagioli | Firman and Gila | |
1 | Assagioli afferma l’esistenza del Sé Transpersonale, definendolo un essere ontologico, un’entità. | Firman e Gila non credono in un Sé Transpersonale. Quando usano il termine Sé, intendono Dio. |
2 | Assagioli vede il Sé Transpersonale come un essere ontologico che risiede nel supercosciente e che irradia le sue energie attraverso tutti i livelli del diagramma dell’Ovoide. | Firman e Gila considerano il Sé (Dio) come presente completamente e ugualmente a tutti i livelli del diagramma dell’Ovoide. |
3 | Assagioli considera il Sé Transpersonale più presente e accessibile nell’inconscio superiore perché lì le energie sono più simili al Sé Transpersonale. | Firman e Gila considerano il Sé (Dio) ugualmente presente e accessibile a tutti i livelli. |
4 | Assagioli descrive il Sé Transpersonale come un essere trascendente con una personalità. | Firman e Gila credono (in armonia con la loro filosofia di trascendenza-immanenza) che il Sé (Dio) sia trascendente e in completa unità con la personalità umana a tutti i livelli del diagramma dell’Ovoide. |
5 | Assagioli concepisce la realizzazione del Sé come un processo a tre stadi: 1. Psicosintesi transpersonale; 2. Unificazione dell’Io e del Sé Transpersonale; 3. Unificazione del Sé Transpersonale con Dio. | Firman e Gila intendono la realizzazione del Sé essenzialmente come lo stabilire una relazione più stretta con il Sé (Dio); non accettano l’idea di percorrere le fasi di sviluppo che culminano nell’unificazione. |
6 | Assagioli afferma che la psicosintesi transpersonale è il primo stadio della realizzazione del Sé. | Firman e Gila affermano che la psicosintesi transpersonale è distinta dalla realizzazione del Sé. |
7 | Assagioli considera le fasi due e tre della realizzazione del Sé come esperienze unitive prive di contenuto. | Firman e Gila non credono che sempre si verifichi un’esperienza unitiva priva di contenuti; si tratta solo di un’esperienza tra le tante, che una persona potrebbe o non potrebbe avere. |
8 | Assagioli afferma che l’esperienza del Sé Transpersonale è un fatto empirico. | Firman e Gila non credono che sia possibile fare esperienza del Sé Transpersonale. |
9 | Assagioli afferma che l’identificazione con il Sé Transpersonale costituisce parte del processo di realizzazione del Sé. | Firman e Gila non credono che sia possibile identificarsi con il Sé Transpersonale, ma che piuttosto si dovrebbe cercare solo una relazione più stretta con il Sé (Dio). |
10 | Assagioli crede nel concetto di emanazione, cioè che l’Io sia un riflesso della luce di Dio e che sia della stessa sostanza del Sé Transpersonale e di Dio. | Firman e Gila non credono nell’emanazione, ma concepiscono l’Io come immagine di Dio che non può mai diventare uno con la fonte, ma può solo diventarne un’immagine riflessa più accuratamente, grazie a un rapporto più profondo con Dio. |
Conclusioni sintetiche
Sebbene vi siano significative differenze tra le due versioni della psicosintesi, vi sono anche delle somiglianze. Per esempio l’enfasi di Firman e Gila su una relazione con il Sé (Dio) fa pure parte della concezione di Assagioli e anche l’enfasi posta da Firman e Gila sul seguire la chiamata del Sé (Dio), allineando la volontà transpersonale con la volontà personale, ricorda l’approccio di Assagioli.
Inoltre l’enfasi posta da Firman e Gila nel portare la realizzazione del Sé in ogni istante della vita quotidiana, ascoltando la chiamata di Dio momento per momento, è pure importante. Per esempio, la loro concezione della realizzazione del Sé come di un traguardo non lontano, come invece spesso afferma Assagioli, ha il suo merito, perché può focalizzare l’attenzione sul qui e ora e liberare dalla tensione di identificarsi con il futuro.
Firman e Gila pongono l’accento sulla realizzazione del Sé come processo che può portare l’Io ovunque nell’inconscio inferiore, medio o superiore, ma tipicamente nell’inconscio inferiore. Questo rimanda alle descrizioni che Assagioli fa delle diverse crisi spirituali e dei percorsi di purificazione, che sono le importanti trasformazioni che tutti noi dobbiamo attuare per arrivare alla nostra identità di Sé Transpersonale.
Quindi possiamo osservare che almeno alcune fra le prospettive fondamentali di Firman e Gila possono essere agevolmente integrate nella versione assagioliana della psicosintesi.
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[1] Per ulteriori studi sul Sé Transpersonale, vedere la raccolta di citazioni di Assagioli a questo link:https://kennethsorensen.dk/en/the–self–and–self–by–roberto–assagioli/
[i] Nel suo primo libro Firman (1991: 164) conclude che non c’è bisogno di un Sé Superiore. Per qualche motivo questo libro non è stato pubblicato per molti anni; in seguito però è diventato disponibile su Internet come pdf e finalmente, nel 2020, il libro è stato pubblicato. Le mie referenze si riferiscono alla versione pdf.Nel loro primo articolo come coautori (1993), Firman e Gila non fanno menzione della loro mancanza di fede in un Sé Superiore, nonostante il fatto che sostenessero questo punto di vista. Al contrario hanno scritto (1993: 21): “A pervadere tutte le aree rappresentate nel diagramma dell’Ovoide, da loro distinto ma non separato, è il Sé (che è stato anche chiamato Sé Superiore o Sé Transpersonale)”. Al lettore quindi sarebbe parso che Firman e Gila credessero in un Sé Superiore.
E neppure nel suo documento del 1995 A Suggested Change in the Egg Diagram, Firman esprime il rifiuto di un Sé Superiore, così come nell’articolo di entrambi del 1996 Self and Self–Realization.
Anche ne La Ferita Primaria (2009) creano l’illusione di credere in un Sé Superiore, quando scrivono (1997: 256, 43): “Seguendo l’uso della psicosintesi, noi in tutto il libro considereremo il sé (con la “s “minuscola), il sé personale e l’ ‘Io’ come termini equivalenti, mentre il Sé (con la “S” maiuscola) verrà utilizzato per indicare il Sé superiore o Sé transpersonale”.
Nel loro secondo libro, per la prima volta dal 1991 in una nota a piè di pagina (2002: 195), arrivano ad ammettere: “Per noi non esiste un ‘Sé Superiore’ o ‘Sé Transpersonale’ “. Allo stesso modo, nel loro articolo Assagioli’s Seven Core Concepts for Psychosynthesis Training, concludono che non c’è bisogno del Sé Transpersonale (2007: 33).
Nel loro ultimo libro, A Psychotherapy of Love: Psychosynthesis in Practice, il loro rifiuto del concetto di Sé Superiore non viene menzionato affatto.
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